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domenica 24 novembre 2013

Pioggia d'inverno




Pioggia d’inverno,
pioggia d’inverno,
pizzichi
le tue corde di liuto glaciali
e ispiri
il calore del rustico fuoco.

Scrosci
Tra strade deserte ed ombrose,
scrosci
in canali che esondano
come gli occhi da infanti di adulto.
Scemi,
nel silenzio notturno,
tra le oniriche calli.

Culli
Il sonno beato,
l’animo inquieto, agitato.
Poi taci,
e ritorni solinga

all’oblio della notte gelata.

sabato 16 novembre 2013

Ho parlato d'amore



Ho parlato a un giudeo:
mi ha parlato di Abramo,
di molti altri profeti,
dell’amore divino,
dell’antica parola
tra la rabbia e la Grazia.

Ho parlato a un islamico:
mi ha parlato in versetti
di Maometto ed Allah,
del maiale profano,
del suo dolce aldilà
dalle tredici vergini.

Ho parlato a un cristiano:
mi ha parlato di Cristo,
del Messia che è risorto
dall’Amore inchiodato
a una croce con spine
coronanti il suo capo.

Ho parlato ad un ateo:
non mi ha mai disprezzato
e, credendo all’amore,
non mi ha fatto del male
ed è stato gentile
nel prestarmi attenzione.

Ho parlato a un indù
Che fra dèi leggendari
E sublimi miracoli
Mi ha parlato col cuore,
mi ha donato il suo pane
ed un caldo sorriso.

Parlai ad induisti, ad islamici e a copti
E dissi la mia sul divino e la grazia
Così sul perdono, sulla vita e il destino.
E i nostri pensieri e parole ferventi
Scambiarono culti e le testimonianze
Di ciò che la vita ci ha fatto vedere,
di ciò che l’amore ci ha spinto a provare.

Ho visto e parlato con queste persone;
ho udito speranze e tenuto assai cari
le loro esperienze con gli atti di fede.
Non contano i culti,
non conta il colore,
non conta il diverso,
perché sotto il cielo,
che sia verde o vermiglio,
ogni scambio sincero,
ogni gesto gentile
vale mille preghiere,
lascia vivere Dio.

venerdì 8 novembre 2013

Così tante minchiate da scrivere, così poco tempo... - Prima Parte

Ivan

La lezione è appena finita. Mi dirigo al bar alla ricerca dell'unica cosa in grado di aiutare il mio povero cervello con sole tre ore di sonno sulle spalle: il caffè. Qualcuno, malauguratamente, mi ferma.

« Allora? Tu che fai, Ivan? Vieni, si o no? »
« Venire dove? »
« Devo andare in libreria...ci vediamo lì per sciogliere gli Echi. »
« Sai che non mi perderei per nulla al mondo le reazioni degli altri due membri del tuo circolo letterario, Tony. Ma ho una lezione importante da seguire a Scienze della Comunicazione. »
« Dai, credevo t'interessasse... »

In effetti mi interessava davvero. Mi è sempre piaciuto vedere le giornate degli altri che vengono rovinate da eventi di importanza irrilevante per il resto del genere umano. In quel momento, però, l'unico obiettivo sul quale la mia mente e il mio corpo erano focalizzati era soddisfare il mio bisogno di caffeina. E poi pareva che a lezione di Psicopatologia del Linguaggio avrebbe fatto la sua comparsa la gnocca di turno in pantacollant...evento di una tale portata da esser stato predetto persino dalle pergamene del Mar Morto.

« Mi dispiace, Tony. Ci sentiamo pomeriggio e mi racconti com'è andata. »

Finalmente riesco a chiedere una tazzina della mia droga preferita al barista. Dopo alcuni, interminabili secondi di attesa ecco che comincio a sorseggiare la bevanda miracolosa, con in volto un'espressione paragonabile solamente a quella di Undertaker che esulta dopo l'ennesima vittoria sul ring.


martedì 5 novembre 2013

Un verso tira l'altro





Mentre un giorno passavo contento
In un bosco nell’ora più fresca,
su un ciliegio gli splendidi frutti
rilucevano di tinte vermiglie
o giallastre (quando erano acerbe).

Decisi di salire su quel tronco
Sospinto solamente dalla voglia
Di giungere a quel ramo superiore
Su cui splendeva tiepido il pio sole.
Lassù quei rossi frutti erano splendidi:
la vista era appagata dai colori
che mai furono scorti dai miei occhi,
fino a quel giorno almeno. E, in tanta amena
altezza del gran fusto, mi gloriavo
più del percorso fatto che di meta
che avrei presto raggiunto e ben gustato.

E presi i rubini polposi;
Li spinsi alla bocca impaziente
Che presto raggiunse del frutto
Persino quel nocciolo duro;
Non fui tanto sazio, pertanto
Non meno di cento ne colsi:
Non solo di versi, ma pure
Di frutta divenni indigesto.

E se oggi racconto la storia che occorse,
lo devo alle muse ed al caro ciliegio.
Miei cari lettori che amate le usanze
Dei greci che usavano ornare i poeti
Con rami di alloro a formare corone,
non siate severi nel darmi un giudizio
sul fatto che io dica che questo alberello
sia adatto a descrivere il vero piacere
di scrivere versi e saziarsene ancora;
ché come ciliegie succose e invitanti,
dei versi gloriosi, severi o inebrianti
richiamano gli altri con lettere e suoni,
raggiungono il nocciolo di ogni questione.